- Ultima modifica: Martedì, 29 Gennaio 2019 17:28
Il gusto di educare
Riscoprire il messaggio educativo di Barbara Micarelli
Introduzione
Nel documento "La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio"1 si legge che la Chiesa è stata "da sempre attenta e sollecita verso quelle esperienze ed istituzioni, nelle quali - come accade nella scuola - prende forma l'umanità del domani e si delinea l'immagine di ciò che sarà il mondo futuro"2.
A questa attenzione ed a questa sollecitudine si debbono l'origine e lo sviluppo di numerose scuole, cristianamente ispirate, la cui fondazione, nel corso dei secoli, si è configurata come espressione di carità educativa, di amore per il Creatore e per le sue creature, della volontà di contribuire all'edificazione del Regno di Cristo.
Di fatto queste scuole sono state le uniche istituzioni educative extrafamiliari aperte ai figli del popolo e la Chiesa in Italia ha avuto quasi un "monopolio" incontrastato dell'istruzione fino all' "età dei lumi", in cui i principi illuminati hanno incominciato a porre limiti e vincoli alla sua azione, la quale è stata particolarmente intensa nel corso dell'Ottocento, che ha visto l'origine di numerosi istituti religiosi "insegnanti", che hanno espresso un forte impegno nel settore dell'educazione popolare e femminile.
Le loro esperienze si sono configurate come puntuali risposte ai "bisogni emergenti" di natura religiosa, educativa e sociale, di cui raramente si sono fatte carico le parrocchie e le comunità dei credenti. Infatti nel passato, almeno in Italia, le scuole cattoliche sono state prevalentemente scuole degli istituti religiosi, che, in coerenza con il loro carisma e la loro spiritualità, hanno realizzato la loro azione educativa con intenti catechistici ma anche con sensibilità "sociale", con una particolare attenzione per gli "ultimi" e, nonostante gli inevitabilicondizionamenti dei modelli culturali e delle rigide "divisioni" in "classi" della società e i loro limiti pedagogici e didattici, hanno cercato di offrire il minimo indispensabile di istruzione e di formazione cristiana a tutte le creature di Dio.
Gradualmente queste scuole hanno ampliato i loro orizzonti culturali, impegnandosi spesso nel settore dell'educazione professionale, andando oltre i tempi e gli spazi scolastici, testimoniando una particolare premura per l'educazione "integrale" della persona, proponendo e realizzando varie attività, rivolte alla formazione religiosa, morale e culturale delle giovani generazioni e talvolta degli adulti.
Barbara Micarelli ha dato vita ad una di queste esperienze ed ha definito e realizzato un generoso progetto educativo che in quest'ultimo trentennio è stato oggetto di studio e di ricerca pedagogica, grazie anche alla volontà del suo Istituto di conoscere e far conoscere la Fondatrice, pubblicando i suoi scritti, riflettendo sulla sua spiritualità e sul suo originale "magistero"3.
Esiste quindi su Barbara Micarelli una letteratura pedagogica4, che ha interpretato la sua azione educativa, studiandone la genesi e lo sviluppo, cercando di coglierne la specificità e l'originalità, tenendo presenti la cultura del tempo e dei luoghi in cui essa si è espressa, il fondamento antropologico e quindi le sue prospettive teologiche e il modo in cui essa si è realizzata. In particolare sono state studiate la spiritualità e la vocazione educativa di questa Fondatrice cui si debbono la scelta dell'ampio "campo di azione" e le particolari modalità relazionali, in cui si esprime la sua materna sollecitudine per ogni creatura.
Questa letteratura storico-pedagogica ha sottolineato il coraggio, l'intraprendenza, la generosità, la fermezza di propositi che consentirono a Barbara Micarelli di superare difficoltà, pregiudizi ed ostacoli e la puntualità culturale e sociale5 della sua opera che era sorretta "dalla certezza che attraverso la promozione culturale della donna si poteva operare per la sua autentica liberazione e per la sua promozione umana"6.
E' stata inoltre apprezzata la capacità della Micarelli "di intuire e di comprendere i problemi dell'educazione, che è collegata alla sensibilità individuale, alla cultura, all'attenzione per l'altro e per la sua crescita, al sentirsi responsabile della costruzione dell'umanità e quindi della vita di ogni fratello"7.
A questa "intelligenza pedagogica" si deve la sua disponibilità ad andare oltre i modelli tradizionali di educazione femminile e i programmi di insegnamento dati dallo Stato, a migliorare sempre la qualità dell'educazione, non considerando la scuola del popolo come un ascuola dai contenuti culturali limitati alla conquista "del leggere, 'dello scrivere e del far di conto', intesi spesso in maniera esclusivamente strumentale".
Barbara Micarelli, infatti, accoglieva "nel suo Istituto maestre laiche ed anche professori delle scuole superiori, per impartire insegnamenti integrativi o per favorire l'apprendimento di quelli offerti nelle ore scolastiche"8.
A questi docenti ed alle suore la Fondatrice "non imponeva né metodi né programmi, né determinate pratiche di pietà, da ripetersi secondo ritmi prestabiliti: ella chiedeva agli insegnanti la consapevolezza dell'importanza e della delicatezza della loro missione, la volontà di servire il prossimo, la capacità di 'penetrare' nel cuore delle fanciulle, di parlare alla loro interiorità, di 'guadagnare i loro cuori', per aiutarle a comprendere 'il fine dell'uomo e i mezzi per conseguirlo '9.
L'attenzione per "la qualità dell'educazione e per la conquista della cultura era legata alla sua visione dell'uomo 'come tempio dello Spirito Santo', che le imponeva anche di trattare le alunne con differenziata adeguatezza 'secondo la loro età e la loro possibilità ' e quindi di conoscerle nella loro individualità, nei loro bisogni (latenti e coscienti) e nella loro situazione 'storica', 'sociale', ecc.".
La sua azione infatti si esprimeva come "animazione educativa", volta a sollecitare le potenzialità di ogni persona ed a "far sì che ognuno potesse conquistare il massimo possibile di cultura e di educazione". Tale azione era sorretta dalla fiducia nell'altro e dall'amore fraterno per ogni creatura e per i 'bambini' in particolare.
A questo amore si deve la sua volontà di leggere i fatti e di aiutare ciascuno a conquistare i valori e la 'Verità' 10.
1. Elementi e motivi del progetto educativo
I principi educativi della Micarelli, "narrati con la sua vita" e con la sua testimonianza, "individuati", attraverso la riflessione sulla sua esperienza di Madre e di "missionaria" dell'educazione e sui suoi scritti, che hanno consentito di ricostruire e di definire la sua "pedagogia", sono oggi presenti nel "Progetto" formativo del suo Istituto, da cui emerge che quella della Fondatrice è una "pedagogia della carità"11.
Essa ha orizzonti aperti nel tempo e nello spazio, mira al conseguimento di traguardi che vanno oltre lo spazio e oltre il tempo e chiede, a chi ad essa si ispira, l'esercizio di alcune virtù, che hanno sostenuto l'azione educativa della Madre.
Quelle della Micarelli sono virtù umane e cristiane, cui si uniscono le qualità personali, la sua riflessione sulle sue esperienze di vita, la sua capacità di intuire e sentire il bene dell'altro e di volerlo fortemente, in spirito di umiltà e di preghiera, chiedendo aiuto al Serafico Padre Francesco e confidando nell'amore di Dio.
L'azione educativa dell'Istituto vuole essere fedele alla parola e all'esempio della Fondatrice, la cui pedagogia "scaturisce dall'amore", "si offre con amore" e "vuole promuovere amore"12. L'amore diventa pertanto l'essenza dell'educazione e, il progetto educativo e la speciale missione della Micarelli scaturiscono dalla volontà di "servire Gesù nel prossimo e il prossimo in Gesù"13.
A questa volontà e all'intelligenza del cuore si debbono la lettura attenta, benevola e generosa che la Madre ha fatto "del suo tempo, delle condizioni umane, delle difficoltà, dei bisogni individuali e sociali e della situazione della donna, alla quale indica un cammino da compiere per crescere culturalmente e spiritualmente, per 'rendersi utile a se stessa, alla famiglia, alla patria '14 e per essere capace di testimoniare e di onorare la sua natura di creatura di Dio"15, con la certezza che "attraverso l'opera educativa si potrà realizzare la riforma, la conversione e il bene della famiglia e della società intera"16.
Questo impegno è sorretto dalla certezza che educare significa "promuovere" l'umanità che ciascuno custodisce e attende di attuare, coltivando tutti i 'doni' dell'uomo, rendendolo capace di cultura, di libertà, di spiritualità, di speranza e di amore"17.
Pertanto l'azione educativa è "rivolta a tutti; si propone a ciascuno con differenziata adeguatezza, con premura, con attenzione per l'età, per le esigenze, per le attese, per le possibilità di ognuno, per i tempi e i luoghi in cui l'educazione si realizza"18.
Si tratta di una pedagogia, che va oltre la scuola valida per tutti i tempi, e che le figlie della Micarelli, alle quali la Madre chiedeva "consapevolezza della specifica missione, cultura, competenza, capacità di amare, di donare, di dialogare, di condividere impegno, speranza e responsabilità, con la disponibilità a vivere ed a crescere insieme in 'perfetta letizia', per realizzare con fede e con coraggio il magistero educativo"19, che intendono testimoniare.
Pertanto il Progetto educativo dell'Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino si pone in un rapporto di fedeltà e di continuità con il magistero della Fondatrice, considerando ogni persona come "fondamento", "centro" e "fine" dell'opera educativa, vista come processo "che coinvolge tutto l'uomo nel corso della sua intera esistenza", proponendo uno stile educativo dettato dall'amore, aprendosi a varie istituzioni, agli "educandati e pensionati universitari", ai "centri di accoglienza", agli "ospedali", agli "ambulatori" e alle "case per anziani"...20, in coerenza con la speciale missione di "esercitare la carità nella vita attiva e sopperire a tutti i bisogni della società"21.
Grazie a questa fedeltà alla "pedagogia testimoniata" dalla Madre e al suo "senso" della fraternità, nel "Progetto" l'azione educativa si colloca in una prospettiva vocazionale, comunitaria, di corresponsabilità, di solidarietà, di sussidiarietà. A questo proposito infatti si precisa che "l'educazione, per sua natura, è un processo che si realizza all'interno di una comunità, in cui ciascun membro promuove la crescita dell'altro, crescendo egli stesso in un clima di rispetto, di reciproco aiuto, di collaborazione e di comunione"22, ricordando che ogni fraternità "è corresponsabile non solo dei destinatari del suo servizio, ma anche di tutti i fratelli, nei confronti dei quali si pone come testimonianza di attenzione e di sollecitudine apostolica, perché ciascuno realizzi il suo essere uomo"23.
2. Incontri e "promesse"
Il Progetto educativo dell'Istituto è "a maglie larghe", esso può essere reinterpretato, contestualizzato, integrato e corretto per rispondere alle esigenze delle persone che vivono le diverse stagioni della vita umana, si trovano in diverse situazioni, hanno attese, vocazioni ed esigenze di autorealizzazione differenziate.
Tuttavia per cogliere il senso del messaggio di Barbara Micarelli "per amare non a parole e con la sola lingua, ma in opere e verità e col sacrificio...", per comprendere il significato profondo della sua vocazione e della sua azione educativa e per far tesoro del suo magistero, può giovare riflettere ulteriormente sulla sua esistenza, sulle sue scelte sagge e meditate, ma pur sempre effettuate secondo l'ordine del cuore, in cui si incontrano sapienza e carità.
Le biografie di Barbara Micarelli quando parlano della sua infanzia e della sua fanciullezza e della sua famiglia, ci dicono, pur implicitamente, che ella fece ben presto le prime esperienze di preghiera, di amore e di dolore. Infatti nel giro di pochi anni, anche all'interno della sua famiglia, conobbe la gioia della vita che nasce e il dolore della morte, maturando una sensibilità, una capacità di riflessione e una saggezza, destinate a potenziarsi nel corso degli anni, purificate e sublimate alla luce della fede e alla scuola di S. Francesco.
Alla sua sensibilità si richiamano ampiamente i suoi biografi quando ricordano i suoi incontri con i poveri di Sulmona "avviliti e disprezzati", i cui volti segnati dalle sofferenze parlavano al suo cuore e la rendevano "sconcertata".
E, come scrive M. Esposito, soltanto "la preghiera, davanti al Crocifisso ligneo, situato nella cripta della cattedrale di san Panfilo", leniva "il cruccio del suo animo, già avviato alla cognizione delle cose divine"24. Ella già intuiva e sentiva che, come dicevano i suoi concittadini, gli occhi chiusi di quel Cristo "guardano ogni pianto".
Ancora fanciulla, Barbara, forse attraverso la contemplazione del volto di Cristo crocifisso, andava alla scoperta del volto dell'altro, dell'homo patiens, che interpella, sfida, esige rispetto e uno sguardo di amore, che genera la compassione cioè il soffrire insieme, fraternamente.
Il passaggio, dall'intuire e dal sentire al comprendere, avverrà nel corso degli anni ma l'incontro con la Passione e la Risurrezione di Cristo, l'esperienza della dolcezza dei linguaggi e dei gesti dei suoi genitori e del loro francescanesimo vissuto, lasceranno segni indelebili nella sua sensibilità e costituiranno la base delle sue scelte, del suo progetto di vita e di educazione, e il fondamento della sua "speciale vocazione".
2.1. Il significato di una "vocazione"
"Consacrarmi al bene dei miseri, degli orfani, degli abbandonati e per giunta divenire madre spirituale di anime col creare un Istituto di suore che con me lavorassero nella Chiesa di Dio".
Così Barbara Micarelli presenta il suo progetto di vita e di "Fondatrice" a proposito del quale, rivolgendosi alle sue figlie, così si esprimeva: "Da quel momento che piacque al Signore, negli scherzi della sua alta sapienza, scegliere me, vilissimo ed inutile strumento" - per fondare l'Istituto - "ebbi la potente ispirazione che dal solo Padre S. Francesco, dovevo io ricevere lume, guida e sostegno. In quel momento mi sentii dal padre S. Giuseppe perfettamente rilasciata al Poverello di Assisi e i sogni, le preghiere, le aspirazioni, erano a lui e per lui. La mia vocazione è stata sempre di essere francescana dell'Osservanza"25.
Nella sensibilità di Barbara Micarelli il fatto di aver ricevuto la sua prima Comunione nel giorno della festa di S. Francesco, il 4 ottobre 1857, deve avere avuto un'importanza particolare per la crescita della sua forte vocazione francescana, alla quale si richiama in tutte le sue lettere e di cui dà testimonianza nel corso della sua intera esistenza.
Di questa vocazione e del suo amore "per il tepore delle serafiche lane" molto è stato autorevolmente scritto, sottolineando anche l'irremovibile attaccamento della Micarelli "all'Ordine dei frati minori" per informare il suo spirito e quello delle sorelle allo spirito dello stesso serafico Patriarca Francesco.
Questo spirito contrassegna il suo modo di vivere i voti, di pregare, di guidare la comunità e sollecita la sua materna premura nei confronti dei bisogni del prossimo, sia spirituali che materiali"26. A questa vocazione Barbara rimase sempre fedele, come anche alla "affezione alla Santa Madre Chiesa, e a certe virtù morali quali la povertà, l'obbedienza fraterna, lo spirito di sacrificio e di coraggio nel lavoro e nelle prove e lo zelo per il bene delle anime"27.
Tutte queste virtù sono da lei vissute in modo intenso, e vigorosissimo è il suo amore per la povertà che "è nominata, inculcata, lodata, proposta, corretta, difesa in decine e decine (o centinaia) di lettere"28 e ad essa sono collegate "l'umiltà, lo spirito di rinuncia, la gioia fraterna"29.
La povertà è per la Micarelli una virtù promotrice e generatrice di altre virtù quali "la confidenza nel Signore, la fiducia nella sua provvidenza, l'amore alla sua carità, l'operosità nella vita, l'abbandono filiale in Dio, la libertà dell'agire"30.
Alla predilezione per la povertà, che consente a chi la vive con spirito francescano di "crescere in virtù", "formare la delizia", creare "gioia di paradiso" e far risuonare "armonia celeste" tra i fratelli o le sorelle nelle situazioni povere della vita31, si debbono anche le scelte educative della Fondatrice.
Nell'atto testamentario steso in favore del papa Leone XIII ella così si esprime:"Siccome questo Istituto è stato da me fondato a scopo principale di istruire le figlie del popolo, in specie nella religione cattolica, e di ricoverare orfanelle, vivendo le suore nella povertà francescana, prego vivamente tutti coloro che s'interesseranno di questo caritatevole Istituto, in ispecie il Sommo Pontefice protempore, affinché facciano osservare a tutte le mie suore, che furono e che saranno a me unite in detta congregazione, le stesse regole da me professate come Madre dell'Istituto, in ispecie la povertà, cioè non vi mettano rendite di sorta e né alterano lo scopo"32.
Dal punto di vista educativo la vocazione francescana di Barbara Micarelli si esprime nella positiva, grata e gioiosa visione della vita, della natura, dell'uomo e si distingue per il valore che riconosce ad ogni creatura di Dio, per la fiducia che ripone in ognuno e nella capacità di bene di ogni persona.
La sua azione educativa, in coerenza con questa visione dell'uomo e con la tradizione francescana, è rivolta ad incontrare, ad accogliere33, a rianimare ogni persona con la consapevolezza che ognuno ha un proprio compito creativo, libero, irripetibile in ordine alla costruzione di sé e che ognuno può "rendersi utile a se stesso, alla famiglia, alla Patria". Ma l'azione della Micarelli mira anche a rendere ognuno consapevole dell'umiltà che ogni persona deve sentire emanare dalla stessa umana caducità, riscattabile, tuttavia, per volontà e per grazia.
Educare pertanto è per la Micarelli aiutare una persona, con la consapevolezza della sua grandezza e della sua pochezza e con la certezza che Dio ha premura per ciascuno di noi e che ci ama con amore paterno. Dalla consapevolezza della nostra pochezza e della fiducia nell'amore di Dio che accoglie, incoraggia, sostiene, deriva la capacità di autoeducarsi, di costruirsi.
3. Il senso di un messaggio
E' ricorrente nella vita e nelle pagine scritte da Barbara Micarelli il motivo del dolore, che possiamo considerare uno dei suoi grandi maestri, capace di parlare al cuore prima ancora che alla mente, di sollecitare quelle domande di senso, che trovano risposte nella contemplazione della Passione e Morte di Cristo, nella sua Resurrezione e nel suo Amore. Alla luce della fede il dolore diventa maestro di speranza, perché Iddio è la sua "primavera", la sua "vita" e "salute".
L'esperienza del dolore, che le permette di cogliere il senso della Resurrezione, la unisce a tutti coloro che soffrono, le consente di rispondere agli appelli della vita, alle domande di amore, di entrare nel tempio dell'altro, di rispettarlo, amarlo, servirlo; di sentire la responsabilità verso ogni essere umano.
La sua risposta al volto dell'altro che guarda, interpella e provoca, si esprime con i linguaggi della maternità cioè con il dono gratuito di sé, volto a dare "nuova vita", a curare, a prevenire, a proteggere, testimoniando il senso della speranza, della forza e del coraggio.
Ella si rivolge pertanto alle sue suore con "cuore, con carità e con dolore" di Madre, chiamandole a "vivere per gli altri, a non conservare per sé il dono di grazia ricevuto (carisma), ma a donarlo agli altri, ad andare verso gli altri, specialmente bisognosi, per condividerlo con loro"34, chiamando quindi le suore al dono gratuito di se stesse. Il senso della "maternità" sembra essere pertanto un carattere specifico dell'Istituto, che coltiva "l'amore e la contemplazione di Gesù Bambino nella povertà e nell'umiltà di Betlemme", che tanto aveva "attratto S. Francesco da portarlo a realizzare il Presepio di Greccio"35.
Il fatto che "piacque a Dio" "rivestire" Barbara e le sue prime sorelle "delle serafiche lane", in Roma, nella cappella della Compassione, nel Giorno del Signore 25 dicembre 187936, sembra premiare la vocazione di Madre della Micarelli la quale, a questo proposito, rivolgendosi alle sue suore così si esprimeva: "Figlie mie dilettissime, se tutti esultano nel santo giorno di Natale, quanto più lo dobbiamo noi che nascemmo alla serafica religione in sì santo giorno ed il nome stesso del nostro istituto ci obbliga ad essere tutte del Nato Bambino di Betlemme"37.
La denominazione dell'Istituto, a sua volta, sembra delineare "un particolare modo di accostarsi al Vangelo e al Mistero di Cristo, a partire da Gesù Bambino come introduzione al Cristo totale. Conferisce alla dimensione apostolica uno spirito e uno stile: Gesù Bambino, come manifestazione della carità di Dio per gli uomini, diventa il 'modello' e 'l'esemplare' della carità verso il prossimo delle figlie della Micarelli, alle quali, a questo proposito, la Madre così parla "Gesù che nascer volle Bambino, per farsi amare e non temere (...) col suo onnipotente soffio deve avviare la fiamma del Vostro amore, e della carità Vostra deve essere il modello e l'esemplare" (1Regola 75).
"Il voto di carità vi obbliga specialmente all'educazione delle Bambine, per le quali dovete essere tutto amore (...) dovete farvi come esse bambine; dovete da esse farvi amare come Gesù Bambino, ricambiandole dello stesso amore di Gesù Bambino, come in Gesù Bambino, in voi amore e non timore dev'essere il vostro grido" (1R 76)38.
3.1. Per una cultura della carità
Alla fine del nostro secolo, che ha visto il tramonto dell'illusione della modernità che aveva promesso all'umanità progresso, prosperità, benessere, pace e che vede ancora la presenza dell'ignoranza, della miseria, delle vecchie e nuove povertà, dello scetticismo e del nichilismo, delle violenze, delle guerre e di atrocissime stragi, la lezione di "quotidianità eroica" di Barbara Micarelli sembra essere di viva attualità e tutta da riscoprire.
I volti di coloro che soffrono ci sfidano e ci interpellano, ci chiedono di ritornare "all'ordine del cuore", alla riscoperta dell'homo patiens, a ripensare il senso della vita, alla reciprocità di doni e al "gusto" dell'educare.
La vita ci lancia un'infinità di appelli che non tutti forse siamo in grado di sentire, di cogliere e di soddisfare. Sono gli appelli di gioia e di dolore che vanno avvertiti, intuiti e sentiti perché ad essi si possa rispondere con sensibilità e creatività e perché si voglia educare a saperli scoprire, ascoltare e soddisfare...39.
L'azione educativa dovrà essere attenta anche ai moti del cuore, ai sentimenti, alle intuizioni, capace di testimoniare empatia, simpatia, benevolenza, solidarietà, sussidiarietà e di aiutare ciascuno ad essere di più, a sapere di più, a sentire, amare e operare di più40.
Le pagine scritte da Barbara Micarelli, semplici e sofferte, nate dalla scuola del dolore e della fede, si configurano come un'esortazione a cercare ciò che vale, ciò che dà senso alla vita, ad ascoltare chi soffre, a rimettere in circolazione le parole e le virtù che a lei furono care: amore, povertà, umiltà, misericordia, perdono, a coltivare la sensibilità verso il bene, a progettarsi come persone capaci di amare, di donare e di donarsi e quindi di costruire la "cultura della carità" con la certezza che Dio ci ama e ci aiuta ad andare oltre le "strade" del mondo ed a vivere in "perfetta letizia".
Note
1 CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, Roma, 1998, p.23.
2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, La scuola cattolica oggi in Italia, Ed. Dehoniane, Bologna, 1983, p.5.
3 Dell'impegno testimoniato dalle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino per conoscere e far conoscere la Fondatrice e quindi il suo Magistero educativo offre una significativa testimonianza la rivista "Betlemme Serafica", che si distingue per il suo spessore culturale e per le sue "potenzialità" formative.
4 Cfr S.S. MACCHIETTI, Un capitolo di storia dell'educazione femminile nell'ottocento: le scuole di Barbara Micarelli, in "Pedagogia e Vita", n.6, ago.-sett. 1981, pp.599-610; Ib., Barbara Micarelli educatrice (pp. 16-19), La proposta educativa di B. Micarelli: "nella storia per l'eternità" (pp. 37-39), in Aa.Vv., Cento anni d'amore a S. Maria degli Angeli e al Mondo (a cura di G. Zavarella, Sr. N.M. Pezzoni), Tipolitografia Properzio, S. Maria degli Angeli - Assisi, 1989; Micarelli B., voce di S.S. Macchietti, pubblicata in "Enciclopedia Pedagogica" (a cura di M. Laeng), La Scuola, Brescia, 1990, vol. IV. Cfr anche di M. PARENTE, La casa, la strada..., Roma, S. Natale 1992, fascicolo ciclostilato.
5 Giova ricordare, a questo proposito che Barbara Micarelli, per la fondazione delle sue opere, privilegiò le zone ancora prive di scuole e quelle in cui l'educazione della donna e del popolo sembrava particolarmente trascurata.
6 Cfr S.S. MACCHIETTI, Barbara Micarelli educatrice, cit., p.17.
7 Cfr S.S. MACCHIETTI, La proposta educativa di B. Micarelli: "nella storia per l'eternità", cit., p.37.
8 Cfr S.S. MACCHIETTI, Barbara Micarelli educatrice, cit., p.18.
9 Cfr S.S. MACCHIETTI, Un capitolo di storia dell'educazione femminile nell'ottocento: le scuole di Barbara Micarelli, in "Pedagogia e Vita", cit., pp.605-606.
10 Cfr S.S. MACCHIETTI, Barbara Micarelli educatrice, cit., p.18-19.
11 Matilde Parente riflettendo sull'arte di educare di Barbara Micarelli richiama l'attenzione sulla quotidianità eroica di questa Fondatrice e parla quindi di "pedagogia della quotidianità eroica" che "non è una pedagogia soltanto esortativa e 'della predicazione', è la pedagogia dell'esempio vivo. La Maestra, infatti, non propone un cammino, ma lo percorre per prima, essa stessa, incoraggiando e guidando, prendendo per mano, se occorre, chi vuole camminare con lei". Cfr M. PARENTE, La casa, la strada..., cit., p.22.
12 Cfr